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La leggenda del Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo antico
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ToggleNel corso del mio viaggio a Rodi ho ascoltato molti aneddoti, curiosità, storie e leggende sulla bellissima Isola del Sole, ma una, in particolare, mi ha affascinata e incuriosita, portandomi a ricercare dettagli e informazioni più dettagliate in merito.
Sto parlando della leggenda del Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo antico di cui ti ho accennato nel post relativo alla Città Vecchia (puoi leggerlo qui) e che, in questo nuovo articolo, approfondiremo insieme.
La storia di Rodi e la nascita del Colosso
Sono diverse le leggende che narrano la nascita di Rodi, molte di esse legate alla mitologia.
Secondo alcuni studiosi, Rodi – la più grande fra le isole del Dodecanneso – nacque dall’amore fra il dio Helios (dio del Sole) e la figlia di Poseidone, la ninfa Rodi.
Quando il dio del Sole la vide per la prima volta se ne innamorò così perdutamente che decise di prenderla in moglie.
Un’altra teoria, invece, sostiene che il nome dell’isola “rhodos” provenga da un bel fiore, probabilmente la rosa, poiché anticamente l’isola era piena di rose.
La storia del Colosso di Rodi, invece, inizia nel 305 a.C., con la morte di Alessandro Magno e la guerra fra due dei suoi successori, Tolomeo I, re d’Egitto, e Antigono I Monoftalmo, re di Macedonia. I rodiesi, per ragioni commerciali, si schierarono con Tolomeo I fin quando, nel 307 a.C, Antigono intimò loro di passare dalla sua parte.
I rodiesi si rifiutarono di farlo e a fronte di tale risposta Antigono inviò suo figlio Demetrio I Poliorcete ad invadere le la città con un’armata di 40.000 uomini.
Come ben sappiamo, Rodi vantava un notevole sistema di mura difensive (ad oggi anche dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO) e per tentare di espugnare la città Demetrio costruì dapprima delle enormi catapulte montate sulle navi e successivamente un’imponente torre d’assedio.
I rodiesi decisero così di allagare il terreno antistante le mura con fango, acqua e sterco rendendo di fatto la torre d’assedio inoffensiva e dopo circa un anno si arrivò ad un accordo: i rodiesi si sarebbero alleati con Antigono contro tutti i suoi nemici, eccetto Tolomeo, conservando in cambio l’autonomia e il controllo delle loro entrate.
Per celebrare l’esito positivo dello scontro, i rodiesi decisero di costruire una gigantesca statua in onore del loro dio protettore, Helios, il dio Sole e tale costruzione fu affidata a Carete di Lindo.
Le caratteristiche del Colosso di Rodi
Essendo l’opera dedicata ad un dio, le sue dimensioni e la sua imponenza avrebbero dovuto essere all’altezza di ciò che rappresentava.
Da un’epigrafe che venne ritrovata accanto al Palazzo dei Grandi Maestri, sappiamo che il Colosso di Rodi era una gigantesca statua in bronzo alta fra i 30 e i 33 metri che richiese ben 12 anni di lavoro per essere ultimata.
Alcuni storici affermano che per costruirla fu usata come impalcatura la torre d’assedio abbandonata sul posto da Demetrio e che la struttura interna era costituita da colonne di pietra attorno alle quali vennero agganciate le piastre di bronzo.
Sempre secondo le testimonianze storiche, il Colosso avrebbe avuto una corona raggiata in testa e probabilmente reggeva una fiaccola che fungeva da faro per i naviganti.
La fine del Colosso di Rodi
Purtroppo la gloria del Colosso di Rodi durò meno di 60 anni a causa di un terremoto devastante che nel 226 a.C. lo fece spezzare all’altezza delle ginocchia e schiantare a terra.
La statua era però così importante e affasciante per il paese che, anche a pezzi, continuò ad essere visitata e ammirata da rodiesi e non.
Si propose anche di ricostruirla ma ciò non accadde in quanto, anche in seguito alla superstizione diffusa da un oracolo secondo la quale il terremoto fu mandato proprio da Helios, i rodiesi temevano un’ulteriore ripercussione divina.
I resti del gigante giacquero al suolo per 900 anni fino a quando il califfo Mu’awiya terminò di demolirlo e ne spedì il bronzo in Siria, dove venne comprato da un ebreo di Edessa.
Secondo le fonti antiche furono necessari oltre 900 cammelli per portare via tutte le parti del Colosso.
Dove si trovava veramente il Colosso e quale aspetto aveva? Sfatiamo i miti
Sono molti i miti diffusi circa il Colosso di Rodi che sono stati, nel corso degli anni, sfatati. Primi fra tutti, il suo aspetto originale e il luogo in cui è stato costruito.
L’immagine ormai diffusa e presente nelle menti di rodiesi e turisti è quella presente in qualsiasi negozio di souvenir, bancarella e angolo di Rodi: un’enorme statua con le gambe divaricate, una corona di raggi in testa, una fiaccola sul braccio steso e i piedi su due colonne.
Di fatto, però, non abbiamo alcuna rappresentazione che confermi tale postura, ma, al contrario, sembrerebbe che le gambe fossero unite o comunque leggermente divaricate, nel tradizionale stile greco.
Inoltre, la posizione non sarebbe stata affatto quella che immaginiamo oggi, ovvero all’ingresso del porto di Mandraki, poggiata su quelle che oggi sono le due colonne simbolo della città con i due daini in bronzo, Elafina ed Elafos.
Questo perché le sue dimensioni e la sua altezza avrebbero chiaramente ostruito il passaggio delle navi e in più, cadendo in mare, avremmo potuto ritrovare qualche resto dell’opera.
E’ più probabile, invece, che fosse stata eretta o sopra al promontorio ad est del porto o addirittura in una zona più interna di Rodi.
Sei mai stat* a Rodi? Avevi mai sentito parlare del Colosso?
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